MEET THE

ARTIST

(PREVIOUS EDITIONS)

VERA BUGATTI

Nata a Brescia nel 1979, ha conseguito la Laurea in Conservazione dei Beni Culturali a Parma e lavorato presso il Settore Affari Museali del Comune di Cremona e il Sistema Museale di Valle Trompia. Ha pubblicato saggi di ricerca storica e iconologica e ha collaborato con diverse redazioni. Ha partecipato a mostre, vinto il terzo Concorso Nazionale di Pittura del Premio Emilio Rizzi ed eseguito alcuni dipinti per il film L’Abbuffata di Mimmo Calopresti.

Attiva dal 2008 ed esperta dello street painting anamorfico, ha dipinto in tutta Europa, Russia, Stati Uniti, Messico, Emirati Arabi e India. La sua opera è presente in diversi volumi e il suo pezzo Die Erzahler, eseguito in Germania nel 2013, è stato scelto dalla Flame Tree di Londra per lo Street Art Calendar 2016.

Considera l’arte urbana come una declinazione della sua poetica artistica, con costanti rimandi alla vivibilità del pianeta, ai turbamenti dell’uomo e ai temi sociali. La stessa linea di ricerca si ritrova nelle recenti installazioni in luoghi abbandonati. Lavora con tecniche e materiali diversi: figure in rilievo create intrecciando fil di ferro con l’ausilio di chiodi, pinze e martello (Iron and Nails Project); scatole ottiche in legno con serrature che consentono di osservare all’interno dipinti leggermente deformati o specchi, moderni e talvolta disturbanti Mondi Novi; anamorfosi cilindriche con motore elettrico della serie Memory Theater, elegie inquiete del tempo e omaggio al mondo del precinema.

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OPERA 2023

ANIMATA CONTEMPLAZIONE: L’opera esplora l’etimologia del termine rispetto – dal latino respectus, guardare indietro, guardare di nuovo – estendendola all’osservare con occhi nuovi, ridipingere, custodire, prendersi cura dell’altro. La composizione si dipana su due pareti ad angolo retto e presenta tre figure femminili. Un’enigmatica ragazza sta dipingendo il ritratto di una donna anziana, ma il suo sguardo vaga altrove, come adombrato da quel qualcosa di inconoscibile che inevitabilmente si abbarbica ai ricordi. La giovane abbraccia una bambina che ci osserva intensamente, voltando le spalle al dipinto dal quale la figura canuta emerge letteralmente, porgendo con le sue mani nodose un ramo fiorito che raggiunge le estremità della stanza. Sul ramo fiori e germogli, un’ape regina, un macaone e una ghiandaia blu. Una natura simbolica che attraversa lo spazio fra passato e futuro, una stanza surreale dove la tensione sfiora l’aporia, la ghiandaia in veste di traghettatrice temporale. Chi sono queste donne? Tre generazioni? Chi è la velata dubbiosa, una metafora o un trait d’union narrativo fra le altre due? E se rappresentassero la stessa persona? Non importa. Tutte e tre popolano un luogo dal brusio silenzioso che vorrebbe essere una culla dedicata ai sogni irrealizzati, agli esuli, ai viaggiatori, un ideale che mescoli ossessioni di tolleranza, dignità, memoria e narrazione. Il pezzo è un omaggio alla profonda connessione fra le cose che a volte sperimentiamo vivendo, all’esistenza di un’unità nascosta e cauta e ai suoni impercettibili che produce, come in un’animata contemplazione.