“Safety First – The dream” |
INAIL – Via Nancy 2, Padova |
Distribuita su due facciate dell’edificio INAIL – ingresso e parcheggio – l’opera “Safety First – The dream” di Giulio Masieri affronta con forza poetica il tema della sicurezza sul lavoro, contrapponendo il desiderio di protezione alla dura realtà quotidiana. Le tante morti bianche che riempiono le pagine di cronaca hanno ispirato l’artista a immaginare una narrazione visiva che parla di rischio, caduta e rinascita.
Il protagonista è un elefante con protesi, ispirato alle creature surreali di Dalí, simbolo del peso della disabilità e della resistenza umana. Le stampelle meccaniche che lo sorreggono alludono alla forza necessaria per sostenere le conseguenze fisiche e psicologiche di un infortunio.
All’ingresso, un uomo in bilico su una scala dipinge la propria ombra, anticipando visivamente la possibilità dell’incidente. Sul lato parcheggio, una famiglia di elefanti con protesi esce dall’INAIL, rappresentando il ritorno alla vita dopo il trauma.
Masieri realizza l’opera con una tecnica pittorica molto particolare, utilizzando pigmenti come i maestri degli affreschi rinascimentali, in un dialogo tra passato e contemporaneità che dà profondità materica e simbolica all’opera.
“HOONEY BEE LIFE CYCLE” BUG
Il murale è la rappresentazione di un bug di sistema dove le api cercano di salvarsi, giocando sulla realtà e la finzione tra ciò che si vede e quello che si fotografa creando così un cortocircuito che invita l’osservatore a riflettere.
Una gigantesca finestra di un sistema operativo per PC viene rappresentata realisticamente su una delle facciate di InfoCamere. Il file in questione si chiama “Honey bee life cycle” e la domanda posta all’utilizzatore immaginario del computer è “Do you want to save this file?”. A scegliere tra le opzioni “Save” o “Cancel” ci sono un nutrito gruppo di api riprodotte con tecnica realistica. Mentre alcune di loro si vedono precipitare inesorabilmente in una voragine nera presente sulla finestra (il bug del sistema che il murale vuole rappresentare), le poche indenni si affannano sul tasto “Save”, ma il puntatore del mouse, che solo una mano umana può indirizzare sul tasto per il “click” definitivo, è ancora lontano dalla finestra. Con quest’opera, e con il cortocircuito tra realtà e virtualità che essa rappresenta, l’artista vuole mettere in rilievo come senza il rispetto per le creature più piccole, ma essenziali alla nostra sopravvivenza, il sistema-mondo collasserà su sé stesso. Chi può salvarlo sono le mani dell’uomo, che non dovrebbero mai separarsi da una necessaria visione globale e altruista che rispetti i ritmi e le ciclicità dei suoi sistemi riproduttivi.