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BAGDAD + FORTUNES + LÉLÉ + OFET

BAGDAD Julian Target, in arte Bagdad (o Artkor Bagdad), nasce nel 1988 e vive attualmente in Francia. Artista autodidatta, trova la propria ispirazione nella natura, nei viaggi e soprattutto negli anni trascorsi in Guadalupa, esperienze che hanno plasmato un linguaggio visivo fortemente contaminato da elementi culturali e stilistici diversi. Fin dai primi passi nel mondo creativo – tra tessuti, body painting, tatuaggi e calligrafia – dimostra una naturale versatilità. Cresce artisticamente in un ambiente dinamico, popolato da writer, videomaker e artisti urbani. Oggi lavora come writer professionista, realizzando opere decorative di grande formato per istituzioni e clienti privati, apprezzate per il loro stile energico e colorato.

FORTUNES  Benjamin Brenier, in arte Fortunes, è originario della regione di Parigi. Dopo un periodo trascorso a Montréal, si stabilisce definitivamente a Rennes nel 2014. Con un background legato al graffitismo, Fortunes è un artista poliedrico capace di adattare il proprio lavoro a quasi ogni formato e supporto. Si distingue per la produzione di personaggi e scenografie che riflettono una continua ricerca tecnica e compositiva. Il suo approccio mira a superare costantemente i propri limiti, in un percorso di sperimentazione e crescita continua. È tra i membri fondatori del collettivo La Crémerie, con cui partecipa a numerosi progetti di riqualificazione urbana.

OFET (all’anagrafe Nico Louis) muove i primi passi da autodidatta e scopre i graffiti sui banchi di scuole. Inizia presto a lasciare la sua impronta su spazi pubblici incontaminati e adatti ad attirare lo sguardo. Il susseguente incontro con altri writer gli permette di stabilire importanti connessioni e sviluppare la sua personale tecnica. Attratto dalla ricchezza di questa forma d’arte e dal suo impatto visivo, decide di dedicarsi interamente alla realizzazione di murales e lascia quindi il suo lavoro per unirsi alla crew de La Crémerie. Oggi divide il suo tempo tra creazione in studio e all’aperto, dipingendo in tutti i luoghi inaspettati che incontra.

LÉLÉ (all’anagrafe David Garanchet), si forma nelle arti applicate a Nantes. Dopo un lungo viaggio in Sud America, nel 2014 inizia a intervenire sui muri della sua città, aprendo un universo pittorico originale e riconoscibile. Il suo lavoro si arricchisce nel tempo grazie all’utilizzo di diverse tecniche e strumenti: pennello, bomboletta spray, inchiostro e persino dermografo. I suoi murales sono abitati da un immaginario unico, popolato da primati bipedi e figure ibride che mescolano ironia, critica sociale e suggestioni oniriche.

 

 

OPERA 2025

“Le Rêve en Mouvement” SOTTOPASSO – VIA CAMPAGNA ALTA, MONTEGROTTO TERME (PD) A Montegrotto Terme, sotto le arcate di un ponte lungo oltre 200 metri (la superficie colorata è di circa 800 m2), prende vita un murale monumentale firmato dagli artisti francesi Fortunes, Lélé, Ofet e Bagdad. L’opera immerge lo spettatore in un viaggio onirico che dialoga con l’identità termale e sensoriale del territorio, ricco d’acqua e suggestioni naturali. Il racconto visivo si apre nel silenzio ovattato del sonno. Una donna addormentata, serena, introduce la transizione verso il sogno. Attorno a lei, la notte si tinge di azzurro e si popola di stelle, mentre i confini tra reale e irreale iniziano lentamente a dissolversi. Un maestoso cetaceo attraversa il cielo, fondendo aria e acqua in un flusso visivo continuo, simbolo di libertà mentale e fluidità interiore. Più avanti, da una superficie liquida emerge una mano: un gesto forte e carico di significati. È il risveglio dei sensi, il richiamo all’acqua termale come elemento vitale di Montegrotto Terme, ma anche il passaggio da una dimensione all’altra: dal conscio all’inconscio, dal tangibile all’immaginato. L’acqua diventa memoria, soglia, trasformazione. Nel tratto finale, il murale si anima con una sequenza di volti che emergono uno dopo l’altro, in un delicato movimento di apertura degli occhi. È il momento del risveglio, fragile e potente, quando le visioni notturne svaniscono lasciando però un’eco dentro di noi. L’occhio finale, che si apre sul mondo digitale, suggella il ritorno alla coscienza.

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